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giovedì 28 maggio 2015

HEYSEL, 29 MAGGIO 1985



Non avevo ancora 13 anni. Li avrei compiuti poco più di un mese dopo.
La Juventus era già "La Mia Juve".
Ricordo l'eccitazione dell'attesa.
E ricordo le tante lacrime versate due anni prima per la sconfitta della "Mia Juve"
nella finale di Atene contro l'Amburgo. Troppe lacrime per quella che era "solo" una partita.
Ma ero un bambino cercate di capirmi.
Due finali di Coppa dei Campioni e due sconfitte.
Nel 1973 a Belgrado contro l'invincibile Ajax di Cruijff e, appunto, nel 1983.
Una vittoria in Coppa U.E.F.A. nel 1977 contro l'Atletico Bilbao e una in Coppa delle Coppe,
giusto l'anno prima, a Basilea contro il Porto.
Ebbene si, la Juventus che, secondo qualche genio, in Europa non era competitiva,
si stava giocando la terza finale consecutiva. A metà anni '90 fece pure di meglio
con quattro finali di fila (una di Coppa U.E.F.A. e tre di Champions League).
Questo a ulteriore testimonianza del fatto che la Juve è grande anche in Europa e
non solo in Italia (quella del 6 giugno prossimo a Berlino sarà l'ottava
finale di Champions disputata dalla squadra bianconera, per dire).
Quel 29 maggio del 1985 non c'erano dubbi.
Anche la Coppa dei Campioni, finalmente, sarebbe stata nostra.
In fondo il Liverpool aveva vinto il trofeo l'anno prima (a Roma contro la Roma) e
questa volta toccava a noi. Solo quattro mesi prima avevamo affrontato e battuto gli inglesi
con un secco 2-0 (doppietta di Boniek) nella finale di Supercoppa Europea dimostrando
una netta superiorità.
Insomma c'era tanto ottimismo.
Dopo un pomeriggio intero passato a giocare a calcio in cortile (anche per non consumarmi
nell'attesa), aspettavo la chiamata di papà per l'inizio dell'incontro.
Mi sembrava che l'ora fosse ormai arrivata ma papà non chiamava. Strano.
I minuti passavano e ancora niente.
A un certo punto mi decido e rientro in casa.
Quasi arrabbiato; convinto che la finale fosse iniziata e papà si fosse dimenticato di me.
Non era così.
In casa un silenzio irreale e sullo schermo della TV immagini di guerriglia.
Il motivo mi fu subito spiegato. Da papà. E da Bruno Pizzul che faceva la telecronaca per la Rai.
I "tifosi" inglesi (i famigerati hooligans) avevano assaltato
un settore (l'ormai tristemente famoso "Settore Z") occupato da supporters bianconeri.
L'assalto provocò un fuggi fuggi generale sulle gradinate e gli incidenti causarono
centinaia di feriti e decine di morti (alla fine della mattanza le vittime furono 39).
In quel momento la società Juventus e i suoi giocatori chiesero di cancellare la partita.
Ma su ordine delle autorità (IN)competenti, dell'U.E.F.A. e di tutte le istituzioni presenti
allo stadio, la squadra fu obbligata a scendere in campo.
Giocare, dissero i responsabili della decisione, avrebbe permesso alle forze dell'ordine
di gestire al meglio le due tifoserie. E forse fu davvero così.
Cosa sarebbe successo tra i violenti tifosi inglesi e gli inferociti tifosi italiani in cerca
di vendetta e "giustizia", se la finale non si fosse giocata? Non ci voglio pensare.
La partita iniziò con piu di un'ora di ritardo e si disputò regolarmente.
La Juventus vinse 1-0 grazie ad un rigore (inesistente) trasformato da Michel Platini.
Finalmente la "Coppa dalle grandi orecchie" era nostra.
Ma a quale prezzo?
A distanza di trent'anni è accertato che le colpe di quello scempio furono:
1) degli hooligans inglesi che, ubriachi fin dal mattino e violenti come pochi, attaccarono
il settore occupato da tifosi juventini;
2) delle autorità belghe che sottovalutarono il pericolo e non fecero nulla per prevenire
ed evitare possibili incidenti tra le tifoserie;
3) dell'U.E.F.A. che organizzò una partita di tale importanza in uno stadio vecchio e fatiscente.
La capienza ufficiale dello stadio Heysel era di 50.000 spettatori.
Si calcola che quella sera furono venduti quasi 60.000 biglietti.
E che, almeno, 5.000 tifosi inglesi entrarono senza biglietto.
In tutto questo, l'unica a non avere colpe fu la Juventus.
Eppure dopo tutti questi anni ci sono ancora delle bestie (mi scuso con gli animali ma non trovo
termine più adeguato per definire certi soggetti) che vomitano di tutto contro la Juve e i suoi tifosi.
Offendono la memoria di quei 39 angeli caduti, con cori e insulti aberranti.
Ancora oggi, l'odio per la Juventus porta dei mentecatti a sperare in un'altra Heysel
per i colori bianconeri.
Sono gli stessi che se la ridono per la morte di un Campione e gentiluomo
come Gaetano Scirea (emblema della Juve per classe, eleganza e serietà).
Gli stessi che fanno cori beceri sul povero Andrea Fortunato (giocatore juventino morto
di leucemia a neanche 24 anni, per quei pochi che non lo sapessero).
E sono gli stessi che intonano canzoncine demenziali su Pessotto (il nostro "Pessottino")
per il suo "incidente" nel 2006.
E io dovrei vergognarmi per quella Coppa? Vergognatevi voi, Bestie!
E questo, vorrei essere chiaro, vale anche per quei poveracci (non li chiamo tifosi perchè non lo sono)
che cantano divertiti per la sciagura di Superga o per la morte di Giacinto Facchetti.
Ci dicono che la dovremmo restituire quella coppa. Fesserie.
Come se fosse della Juve la colpa di quello che successe quella notte terribile.
A questo proposito riporto le parole di un grande scrittore come Mario Soldati pronunciate,
in un intervista a La Repubblica,  qualche giorno dopo il dramma:
"La Juve si è comportata in maniera perfetta. Chi condanna il tripudio dei giocatori
sul campo dell'Heysel, dimentica forse che loro non potevano conoscere l'esatta dimensione
del dramma. E non sa che, una volta in campo, una squadra che abbia orgoglio e carattere
gioca con animo, dimentica ogni condizionamento esterno, pensa a battere l'avversario e basta.
Restituire la coppa sarebbe come punire la Juventus. E' assurdo. Bisognerebbe piuttosto
ricompensarla per le condizioni in cui ha saputo ottenerla."

Parole forti, certo, ma nette e inequivocabili.
La Juventus e i suoi innocenti tifosi pagarono un prezzo altissimo quella sera.
Evitiamo pene aggiuntive e senza senso alcuno.

Con l'avvicinarsi dell'anniversario ho letto due libri belli e interessanti sul tema Heysel.
Ne approfitto per citarli e per ringraziare i due autori.

"Quella notte all'Heysel" di Emilio Targia - Sperling & Kupfer e
"La notte dell'innocenza" di Mario Desiati - Rizzoli


Mi sembra doveroso ricordare le vittime di quella sera orribile.
I nostri 39 angeli:
  1. Rocco Acerra (28)
  2. Bruno Balli (50)
  3. Alfons Bos (35)
  4. Giancarlo Bruschera (35)
  5. Andrea Casula (11)
  6. Giovanni Casula (44)
  7. Nino Cerullo (24)
  8. Willy Chielens (41)
  9. Giuseppina Conti (17)
  10. Dirk Daeneckx (38)
  11. Dionisio Fabbro (51)
  12. Jaques François (45)
  13. Eugenio Gagliano (35)
  14. Francesco Galli (25)
  15. Giancarlo Gonelli (20)
  16. Alberto Guarini (21)
  17. Giovacchino Landini (50)
  18. Roberto Lorentini (31)
  19. Barbara Lusci (58)
  20. Franco Martelli (22)
  21. Loris Messore (28)
  22. Gianni Mastroiaco (20)
  23. Sergio Mazzino (38)
  24. Luciano Rocco Papaluca (38)
  25. Luigi Pidone (31)
  26. Benito Pistolato (50)
  27. Patrick Radcliffe (38)
  28. Domenico Ragazzi (44)
  29. Antonio Ragnanese (29)
  30. Claude Robert
  31. Mario Ronchi (43)
  32. Domenico Russo (28)
  33. Tarcisio Salvi (49)
  34. Gianfranco Sarto (47)
  35. Amedeo Giuseppe Spolaore (55)
  36. Mario Spanu (41)
  37. Tarcisio Venturin (23)
  38. Jean Michel Walla (32)
  39. Claudio Zavaroni (28)












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